Si vantava con gli amici della vacanza con l’amante, ma quando aprì la porta di casa vide un sorriso strano sul volto della moglie… e rimase pietrificato.

Paolo si era sempre considerato furbo. Non un uomo cattivo, secondo lui, ma solo uno che ogni tanto aveva bisogno di «respirare». Così si era concesso quella che lui chiamava una “settimana di libertà”, giustificandola con una finta trasferta di lavoro. In realtà, era volato a una località di mare con Alina, una giovane donna piena di entusiasmo e di complimenti, molto più giovane di sua moglie.

Per sette giorni aveva vissuto come in un sogno: hotel di lusso, champagne a colazione, baci sulla spiaggia al tramonto. Ogni tanto mandava un messaggio a casa, per mantenere la copertura. “Riunioni lunghe, poca connessione.” Tutto sembrava sotto controllo.

La sera prima del rientro, si era persino vantato con gli amici davanti a un drink: “Non ho mai vissuto così bene. E Anna? Non sospetta nulla.” Risero insieme. Lui si sentiva invincibile.

Ma il vero risveglio iniziò appena mise piede in casa.

Aprì la porta con il solito gesto, pensando già a una doccia e a qualche scusa ben costruita. Ma ad attenderlo non c’era il solito silenzio. C’era sua moglie, in piedi nel corridoio. Non gridava. Non piangeva. Sorrideva.

Un sorriso strano. Calmo, freddo. Inquietante.

— Bentornato — disse lei, con voce serena.

— Ciao… tutto bene? — mormorò Paolo, cercando di sembrare naturale.

— Certo. Accomodati pure.

Entrò nel salotto. Sul tavolino c’era il suo portatile, già acceso. Anna fece un clic, e lo schermo si illuminò.

Foto. Video. Prove. Lui e Alina in spiaggia. In camera. In atteggiamenti che non lasciavano spazio a dubbi. Ogni immagine aveva una data, un orario.

Paolo impallidì.

— Come…?

— Hai lasciato tracce ovunque — rispose lei con la stessa calma. — E un’amica investigatrice ha fatto il resto.

Poi prese una cartellina e la posò sul tavolo. All’interno: documenti legali, la bozza di separazione, la divisione dei beni. Firmati. Autenticati.

— Non ho intenzione di fare scenate — disse. — Ma non resterò con un uomo che mi tradisce e si vanta pure.

Paolo aprì la bocca. Ma non trovò parole. Non c’erano scuse abbastanza forti. Non questa volta.

— Parto per qualche giorno — disse lei infine. — Quando torno, voglio solo la tua firma. E le tue cose pronte per andar via.

Lo guardò per l’ultima volta. E con lo stesso sorriso calmo con cui lo aveva accolto, uscì di casa.

Lui rimase solo. Con i documenti sul tavolo, la casa che non era più “loro”, e una certezza nuova nel cuore: aveva perso tutto. E non per un errore. Ma per una scelta, reiterata, egoista, arrogante.

E adesso, persino il silenzio sembrava urlare.

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