Questa mattina si è svegliato presto, come sempre. La luce entra dalla finestra in alto, quella che affaccia su una strada dove passano più autobus che persone. È la sua finestra preferita. Gli serve da orologio, da calendario, da compagnia.
Oggi ha compiuto 97 anni.
Non c’erano biglietti sotto la porta.
Non ha suonato il telefono.
Il mondo sembrava non sapere – o non voler sapere – che oggi lui compiva un altro anno.
“È il mio compleanno oggi”, ha detto
Ha camminato fino al panificio in fondo all’isolato. Lo fa quasi ogni settimana, per comprare panini del giorno prima, quelli più economici. La ragazza al banco era gentile, con il sorriso di chi è abituato a servire clienti sconosciuti.
Lui l’ha guardata e ha detto, con voce tranquilla:
“È il mio compleanno oggi.”
Lei ha sorriso, come si sorride quando qualcuno starnutisce in treno.
“Auguri,” ha risposto.
Ha scelto una tortina alla vaniglia con fragole.
Ha chiesto, quasi vergognandosi:
“Potete scrivere sopra: ‘Buon 97°, Signor L.’?”
Gliel’hanno scritta.
Lui ha ringraziato, ha pagato, ed è tornato nella sua stanza sopra un vecchio ferramenta chiuso da anni. Il padrone di casa lo lascia abitare lì a poco prezzo, perché un inverno gli ha riparato le tubature gratis.
Una candela, un messaggio
Ha poggiato la torta su una cassetta di legno, quella che usa come tavolo.
Ha trovato una candela. Una sola.
L’ha accesa. Si è seduto.
Non sapeva bene cosa aspettarsi.
Forse una telefonata.
Forse solo un momento di silenzio diverso dagli altri.
Ha mangiato una fetta. Era buona.
Poi ha preso il suo vecchio cellulare, quello a conchiglia con i tasti consumati. Ha scattato una foto alla torta. Ha scritto un messaggio:
«Buon compleanno a me.»

E l’ha inviato al numero di suo figlio.
Eliot
Non parlano da anni.
L’ultima volta che hanno avuto una conversazione vera, lui ha detto qualcosa di sbagliato sulla moglie del figlio.
Una frase storta, forse troppo sincera, forse solo detta nel momento sbagliato.
Eliot ha riattaccato.
Da allora, silenzio.
Niente biglietti. Nessun nuovo indirizzo.
Solo silenzio.
Lui non sa nemmeno se quel numero è ancora attivo.
Ma ogni anno, il 21 giugno, invia lo stesso messaggio. Solo quella frase.
Una candela, una foto, e quel messaggio.
«Buon compleanno a me.»
Non è solo una torta
Non è la mancanza di regali che fa male.
Non è il silenzio della giornata.
È il vuoto che rimane tra le parole mai dette. Le scuse mai chieste. Gli abbracci mai chiusi.
Ha vissuto quasi un secolo. Ha visto guerre, inverni senza riscaldamento, feste in famiglia e funerali senza fiori. Ma niente lo ha preparato alla solitudine silenziosa del giorno in cui si compiono 97 anni… da soli.
Eppure, eccolo lì.
Vestito in modo ordinato, con i capelli pettinati.
Ha acceso la candela. Ha mangiato la torta. Ha sperato, anche se non lo ammetterebbe mai.
Dall’altra parte dello schermo
Da qualche parte, forse Eliot ha letto quel messaggio.
Forse ha guardato la foto.
Forse ha premuto «elimina».
O forse ha pianto in silenzio, con le mani sul volto, chiedendosi se fosse ancora in tempo per fare qualcosa.
Ma la realtà è che il vecchio non aspetta più.
Non si arrabbia, non si dispera.
Sa che certi legami si spezzano in un secondo e si ricuciono solo con anni di silenzi.
Ma ogni anno, manda quel messaggio lo stesso.
Perché?
Perché c’è una cosa che l’uomo ha capito, a 97 anni:
L’amore non muore con le parole sbagliate. Si nasconde. Ma se lo chiami per nome, anche solo una volta l’anno, può ancora rispondere.
E lui continua a chiamarlo.